"Tu fuori vedi quello che hai dentro" – è una frase che sento spesso ripetere da psicologi e coach. Ma è davvero così semplice?
Io, dentro di me ho la voglia di vivere, di fare, di conoscere persone nuove, muovermi, conoscere posti nuovi....ecc. Eppure ciò che vedo intorno a me spesso non ha nulla a che fare con il mio mondo interiore. Non sono d’accordo con questo detto.
L’altro giorno ho sentito uno psicoterapeuta italiano affermare che in Italia una persona su tre fa uso di psicofarmaci. Credo che in Polonia la situazione non sia affatto migliore, visto che quasi tutte le persone che conosco li assumono. Inoltre, un mio conoscente con problemi di insonnia si è sentito dire dal suo medico che ormai le persone che prendono questi farmaci sono più numerose di quelle che non li prendono. E QUESTO SAREBBE IL MIO MONDO INTERIORE?
Esistono fenomeni sociali che hanno un’esistenza obiettiva, indipendente dai nostri processi psichici individuali. La pandemia, la guerra, le crisi sociali, la violenza o la perdita dei legami – non sono proiezioni delle singole persone, ma realtà concrete che plasmano le nostre vite.
Certo, il modo in cui interpretiamo la realtà dipende in gran parte dal nostro mondo interiore: paure, meccanismi di difesa, speranze o desideri possono cambiare il nostro sguardo. Ma non si può ridurre l’intera esperienza umana ai contenuti inconsci del singolo Sarebbe una visione troppo semplicistica e non vera.
Abbiamo dei filtri interiori che influenzano la percezione, ma esistono anche fatti sociali obiettivi che non possono essere liquidati dicendo “è solo la tua proiezione”. Altrimenti si cade nella trappola di colpevolizzare l’individuo per tutto ciò che gli accade – dalla violenza alla solitudine.
Il mondo esterno esiste davvero, con i suoi problemi e le sue malattie. E il nostro compito non è negarlo,
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