A volte basta un semplice commento per far cadere la maschera.
Una volta ho scritto sotto un post di una persona, che pratica Buddismo e lo insegna: “La meditazione non è terapia”, perché credo profondamente che i traumi dell’infanzia abbiano bisogno di un lavoro più profondo di un semplice silenzio interiore.
Quel commento ha scatenato una reazione aggressiva da parte di una persona che per anni mi aveva lodata per il mio impegno contro la violenza in famiglia e il lavoro sui traumi d'infanzia.
Parlava d’amore, energia e risveglio, ma nel suo messaggio privato mi ha definita tossica, frustrata e velenosa.
Perché? Perché ho avuto un’opinione diversa.
Non era un dialogo. Era violenza.
La maturità emotiva non si misura con le citazioni spirituali, ma con il modo in cui trattiamo chi la pensa diversamente.
La meditazione è uno strumento prezioso, ma non sostituisce il lavoro profondo su se stessi.
L’aggressività non è mai segno di risveglio – semmai, è il contrario.
La spiritualità senza umiltà diventa uno strumento di manipolazione.
E no, non devo giustificarmi. Ma voglio dirlo chiaramente:
Rispetto le opinioni diverse, ma non taccio davanti alla violenza.
Ho il diritto di avere un’opinione mia. Di non credere in certe teorie. Di pretendere un dialogo rispettoso. E di difendermi, anche quando l’attacco arriva da una persona che parla di "amore".
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