czwartek, 15 czerwca 2023

Dane Wigington: "Gruppi di potere possono provocare catastrofi per punir...

Mai possiamo fidarsi dell'altro

Un commento e la risposta sotto questo articolo - leggi 

"Buongiorno Dott.ssa,
credo che la situazione che sto vivendo abbia molto a che vedere con il suo articolo.
Abbiamo vissuto una lunghissima splendida storia d'amore, durata ben 15 anni, di cui 6 di convivenza. Siamo cresciuti insieme. Non c'erano particolari ombre nella nostra vita, eravamo una coppia serena, oserei dire felice. Eravamo l'uno il centro del mondo dell'altra. Fino a che l'anno scorso ci siamo sposati, cosa che a me sembrava naturale all'interno di un rapporto ormai collaudato.  
6 mesi dopo le nozze, ha iniziato a non dormire, a sviluppare sintomi ansiosi, a cercare fuori dalla nostra coppia nuove relazioni (cosa mai avvenuta prima), a dirmi che non stava più bene all'interno del nostro rapporto e che sentiva che casa nostra non era più il suo posto. Ha messo in discussione ogni cosa, dai nostri ricordi, al nostro futuro. L'ho visto rivolgersi a me in modo sprezzante, attaccandomi ferocemente per qualsiasi cosa. Mettendo in discussione ogni mio aspetto caratteriale. Critiche gratuite che a volte mi sono sembrate anche un po' infantili. Come se cercasse a tutti i costi di trovare delle scuse a cui appigliarsi. Ho comunque provato a dirgli che avremmo potuto trovare un nuovo equilibrio, che non mi spaventava partire da ciò che lui aveva sollevato... ma niente è servito, mi è sembrato di avere davanti un muro e soprattutto una persona che non riconoscevo.
Ha provato ad andare da due psicologi ma senza benefici immediati, fino a decidere di andarsene di casa.

Lui ha perso il padre all'età di 9 anni ed è cresciuto con una madre poco disponibile - da diversi punti di vista, tra cui quello emotivo - e una sorella di cui si è sempre sentito responsabile. E' diventato adulto presto ed è cresciuto con l'idea di dover contare su di sé. Pensavo però che il fatto di aver trovato me, e la mia famiglia solida e presente, avesse in parte sanato questa ferita.

Il modo in cui si è rivolto a me in questi mesi di crisi mi ha ricordato esattamente quello con cui lo avevo sempre visto rapportarsi con sua madre: non paziente, rabbioso, poco affettuoso. Come se la relazione si basasse sul dovere più che sull'affetto. 
Io chiaramente sono distrutta. Mi chiedo cosa devo fare. Non voglio perdere la persona che ho amato 15 anni per questo.  
Grazie.

LP il 18/12/2019

la Dott.ssa Chiara Pica ha risposto al tuo commento: 
Salve. Tutte le ferite non chiuse che ancora sanguinano continueranno a farlo dentro una relazione strutturata. Anzi, in particolare in quella. Molte persone iniziano a sentirsi in gabbia proprio quando una relazione si ufficializza: e questo accade per svariate ragioni: 1) Ferite ancora aperte con le figure genitoriali 2) Incapacità di staccarsi dal ruolo di figlio 3) Sostanziale incapacità di stare dentro una relazione o per propensione caratteriale o perchè qualcosa di irrisolto nella persona lo impedisce. Il punto però è che lei purtroppo non può farci niente. Una relazione non potrà mai lenire e sanare le ferite personali che solo la persona stessa può rimarginare affrontando un serio percorso di crescita personale. Prenda quindi atto ahimè che lei purtroppo non lo può "salvare". Ma per se stessa si che può fare qualcosa: riprendere possesso della sua vita, delle sue priorità e dei suoi bisogni" 





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